Cerca nel blog

venerdì 5 marzo 2010

ELEZIONI REGIONALI MENO TRE SETTIMANE

Le elezioni regionali sono alle porte e sarebbe bene che sul nostro blog si potessero leggere post di indirizzo politico in attesa del voto che comunque la si pensi è un momento speciale di quell'animale sociale che è l'uomo.
La politica degli ultimi decenni ha portato l'Italia ad un sistema maggioritario che costringe i votanti a schierarsi di qua o di là per non sprecare il voto verso formazioni che poi non avranno voce in capitolo (non me ne voglia Casini).
Nel corso dell'ultima riunione del nostro circolo il Prof. Brunelli ha proposto di incentrare i corsi di avviamento al pensiero liberale nelle scuole presentando ai ragazzi la figura del giornalista Indro Montanelli.
L'ho trovata una idea molto brillante e l'ho sostenuta con decisione in quanto ritengo che quell'esempio di figura libera in un mestiere, quello del giornalista, che più di altri spinge al servilismo verso chi ti offre il pane per vivere, merita di essere divulgata tra le giovani generazioni.
Montanelli, quando si avvicina una qualche elezione, diceva di turarsi il naso e di andare a votare in un certo modo.
Voglio provare a far rivivere Montanelli e spiegare perchè oggi c'è ancora da turarsi il naso e andare a votare lo schieramento di centro-destra.
C'è un argomento che per chi si sente liberale assurge a cartina di tornasole per verificare da che parte stare.
Questo argomento è quello della fiscalità
Il precedente Ministro dell'economia Prof. Padoa Schioppa del precedente Governo di centro sinistra rilasciò in televisione una dichiarazione che da quel momento è rimasta impressa nelle menti di tutti gli Italiani "Le tasse sono bellissime".
Noi liberali invece diciamo "le tasse sono odiose ma necessarie e perciò devono corrispondere al minimo indispensabile".
Su questo argomento siamo tutti molto sensibili, ma noi liberali più degli altri.
Finchè la sinistra non smentisce ufficialmente la dichiarazione di Padoa Schioppa e condivide la nostra io credo che non si possa ragionevolmente votare a sinistra.
Lo dico con tutta la stima per le tante persone di sinistra che credono ingenuamente che l'interventismo statale sia un valore aggiunto.
Noi liberali autentici siamo convinti invece che la condizione di minimo stato sia quella più vantaggiosa proprio per le categorie più povere, quelle per intenderci che la sinistra vorrebbe tutelare.
Questo argomento è per noi quello dal quale deriva poi tutto il resto e da cui non si può transigere.
E' vero che il centro destra parla di abbassare le tasse e poi non fa nulla, che parla di introdurre la concorrenza e poi invece di privatizzare i settori più favorevoli ad un regime di mercato, tenta di privatizzare la Protezione Civile che con il mercato non centra un bel nulla.
Per tutte queste ragioni vale il consiglio del buon Montanelli di turarsi il naso e andare a votare chi a parole dice il giusto e poi razzola male rispetto a chi sbaglia anche a parlare.
Per dare una dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, di quanti soldi si potrebbero risparmiare se solo lo si volesse veramente, di quanta parte parte del pubblico erario se ne va in sprechi inutili quando non in veri balzelli occulti, riporto un breve articolo che ho ripreso navigando qua e la su internet (provenienza liberale).
Sono certo che dopo averlo letto tutti arriviamo a stimare che se il bilancio statale (cioè le nostre tasse) fosse ridotto della metà nessuno si accorgerebbe in termini di servizi pubblici.
Provare per credere, scritto da Riccardo Rinaldi.

In previsione delle prossime elezioni regionali, assistiamo ad una serrata campagna di buoni propositi e convinti intendimenti sulla necessità di moralizzare la vita politica, iniziando dal ripulire le liste elettorali.


Attendiamo che si stabilisca se un indagato possa essere candidabile ed, eventualmente, se ciò debba essere disciplinato da una legge o dalla buona volontà dei partiti e che si decida dopo quale grado di giudizio un condannato debba essere escluso dall’elettorato passivo.

Questa premessa, la crisi economica e la quotidianità di milioni di famiglie imporrebbero una campagna elettorale improntata alla sobrietà e alla trasparenza. Mentre il dibattito ferve, la campagna incalza, gli aspiranti consiglieri regionali fremono.

A Milano e nell’ hinterland la faccia sorridente di una signora, con la necessità di comunicare il suo trasferimento ad altro schieramento, fin da gennaio, campeggia sui muri e nelle stazioni della metropolitana dove si è dovuta accollare anche i costi dei diritti di affissione. Tra stampa e messa in opera si tratta di qualche decina di migliaia di euro. E, poverina, la campagna deve ancora iniziare.

Per non parlare delle “megacene” di due candidati , una da 7.500 inviati nei padiglioni della Fiera, l’altra con 4.000 commensali in un grande albergo.

Ed allora, proviamo a far di conto.

Per una cena di 7.500 persone, pur con tutti i favori, gli sconti e gli amici su cui può contare il candidato, vogliamo ipotizzare una spesa di 20 euro a coperto? Una cifra irrisoria, certo, ma tanto per stare al gioco.

Vogliamo aggiungere qualche euro per affittare un padiglione della Fiera (anche qui non mancano gli amici, ma qualcosa dobbiamo pur pagare), per la macchina organizzativa e il personale per gestire e disciplinare il flusso dei 7.500 da mettere a tavola? Un impianto di amplificazione: se il candidato non delinea il roseo futuro, a seguito della sua elezione, che senso avrebbe dar da mangiare a 7.500 bocche? Insomma, questa iniziativa è costata almeno 170/180 mila euro! E la campagna ufficiale non è ancora iniziata. Quante bocche sfamerà il nostro benefattore da qui al 27 marzo?

A questi costi vogliamo aggiungere una dotazione minima di materiale per ‘apparire’? 100.000 manifesti, squadre di volontari per l’affissione, 500.000 santini, 200/300.000 depliant; mega poster da 6x3 metri, vele sui camion, camper che girano la città e i mercati e tanto altro ancora. E poi in televisione possiamo non esserci? Spot per gli ultimi quindici giorni e nelle quattro principali emittenti regionali significano altri 100.000 euro; e alla carta stampata non vogliamo elargire qualche soldo? Un paio di mezze pagine e un paio di pagine intere per gli ultimi giorni di campagna elettorale significano altri 35/40.000 euro. Poi abbiamo i giornali d’area, qualche passaggio sul Corriere, sui free press, sui tanti settimanali locali in provincia. Altri 100mila euro.

Fermiamoci qui. Tralasciamo altre cene, aperitivi (molto di moda quest’anno), convegni, centinaia di volontari pagati con rimborsi spese e buoni benzina, le radio e tanto altro ancora. Solo così siamo già arrivati alla modesta cifra di mezzo milione di euro e davanti ci sono ancora trenta giorni pieni di insidie, tentazioni ed obblighi.

In Lombardia una legge prevede un tetto di spesa di circa 55.000 euro a candidato e che ogni candidato debba farsi carico anche di una quota delle spese sostenute dalla lista. Significano circa 15/16.000 euro, al nostro candidato rimangono per la sua campagna circa 40.000 euro.

Ed allora, due domande.

- Esiste una legge che stabilisce un tetto di spesa. Chi ne controlla la sua applicazione? Chi e quando applica le eventuali sanzioni?

- Per concorrere ad un seggio di Consigliere regionale in Lombardia occorre un patrimonio, in mancanza, chi presta o regala questi denari ai candidati e perché?

Ma questo è un altro capitolo, seppur, della stessa storia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie per lo spunto interessante, ma non riesco a condivedere l'idea di fondo dell'articolo: "Andare a votare turandosi il naso per chi predica bene e razzola male". Questo secondo me è premiare chi non rispetta i patti, premiare l'inaffidabilità di chi governa, di chi si muove sul piano politico quasi esclusivamente per interesse privato a danno della grande maggioranza dei contribuenti. Votare turandosi il naso ha permesso che l'Italia diventasse il paese europeo più indebitato, con la corruzione più alta, con il tasso di sviluppo più basso, con la burocrazia più ingombrante e alla pressione fiscale più elevata. Siamo il paese con il minor senso civico e dello Stato e con il sistema democratico più traballante (ci stiamo rendendo conto che ormai ad ogni tornata elettorale si cambiano le regole del gioco a seconda delle posizioni vantaggio o svantaggio dei contendenti). E poi...siamo sicuri che il PDL "predichi bene"?
Votare è un diritto che vorrei esercitare senza dovermi turare il naso per scegliere il meno peggio. Possibile che nessuno di noi possa aspirare a qualcosa di meglio. Da semplice liberale (senza definirmi autentico) mi permetto di dubitare dei maestri, anche di Indro Montanelli. (di Claudio Ferretti)