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mercoledì 6 gennaio 2010

IL CATTOLICESIMO LIBERALE

Esiste un Cattolicesimo Liberale?
Molti si pongono la domanda se le teorie e la prassi del liberalismo siano compatibili con espressioni di religiosità come l’adesione alla fede Cristiana Cattolica.
Il liberalismo, in realtà, può considerarsi neutro e aperto a tutti i contributi che possono venire dalle culture più disparate. Il liberalismo non è una religione, né una filosofia totalizzante. Il liberalismo può essere definito “una teoria e una prassi per il controllo e la riduzione del potere, che muove dalla constatazione che gli individui, pur avendo gli stessi diritti, sono naturalmente diversi perché dotati di una conoscenza limitata e fallibile. L’uguaglianza di fronte alla legge (Rule of law) può essere vista come un tentativo di superare la disuguaglianza naturale”. (Atlante del Liberalismo di Raimondo Cubeddu)
Tornando al Cattolicesimo Liberale, questa è una importante tradizione che ha cercato di conciliare liberalismo e cattolicesimo, tra i cui esponenti si possono ricordare Lord Acton, W. Ropke, Luigi Einaudi, Don Luigi Sturzo, V. Mathieu, M. Novak, D. Antiseri.
Basterebbe citare il nome di Luigi Einaudi - economista, politico, governatore della Banca d’Italia, Presidente della Repubblica Italiana, uno dei più importanti pensatori liberali italiani - per rendere palese che liberalismo e cattolicesimo possono essere complementari.
Vorrei però focalizzare l’attenzione su Don Sturzo che condusse la sua azione politica vestendo l’abito talare.
“(tratto da Wikipedia) Tutta l'attività politica di Sturzo è fondata su una questione centrale: dare voce in politica ai cattolici. Sturzo si impegna per dare un'alternativa cattolica e sociale al movimento socialista.
Per Sturzo i cattolici si devono impegnare in politica, tuttavia tra politica e Chiesa deve esserci assoluta autonomia. La politica, essendo complessa, può essere mossa da princìpi cristiani, ma non si deve tornare alla vecchia rigidità e all'eccessivo schematismo del passato. Il Cristianesimo è, insomma, la principale fonte di ispirazione, ma non l'unica.
La società deve saper riconoscere le aspirazioni di ogni singolo individuo: “la base del fatto sociale è da ricercarsi nell'individuo” e l'individuo viene prima della società; la società è socialità: si fonda, cioè, su libere e coscienti attività relazionali.
Sturzo è contrario ad una società immobile ed il movimento è dato dalle relazioni interindividuali tra le persone; la società non deve essere un limite alla libertà dell'individuo. Non può essere, tuttavia, definito iperindividualista. All'interno di questo schema sociale multiforme la religione non può essere strumento di governo. Il cristianesimo ha dato qualcosa ad ogni corrente politica, quindi nessuno può dire di possedere il monopolio della verità religiosa.
L'individuo deve scegliere da sé se seguire la propria coscienza di buon cittadino o di credente; non è la Chiesa che deve indirizzarlo nell'atto della scelta, la quale attiene strettamente alla sfera individuale del singolo.
Il PPI nasce perciò come aconfessionale: la religione può influenzare, ma non imporre. In questo modo si palesa una concezione liberale del partito.
In economia Sturzo non è un
liberale classico, ma da un lato denuncia il capitalismo di Stato che ritiene dilapidatore di risorse, e dall'altro rimane convinto della possibilità di interventi dello Stato in economia, anche se per un tempo breve e finalizzato ad un risultato. Il suo faro è la centralità della persona, non delle masse; è un fautore dello stato minimo e censura già all'epoca l'eccessivo partitismo. Si dichiara, inoltre, ostile a una concezione statale panteistica.
In questo modo fonda il
Popolarismo, dottrina politica autonoma e originale, che non è altro che la messa in pratica della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica, arricchita dal suo pensiero e lavorio, spesso profetica e -pur essendo prettamente pragmatica- profondamente intessuta eticamente.”
L'importanza di questo approccio di Don Sturzo è tanto più evidente oggi che è chiaro cosa può provocare un approccio diverso, quello teocratico. Un giorno, parlando molto intensamente con un mio amico, fervente ed impegnato cattolico, sostenevo che unire troppo la sfera religiosa e quella politica poteva portare a risultati negativi sia per la libertà che per la democrazia. Lui mi rispose che secondo il suo avviso le due sfere non potevano essere separate perchè la religiosità porta valori universali che non possono non permeare le leggi dello Stato. Gli dissi che il regime degli Ayatollah la pensava esattamente allo stesso modo, ma che l'IRAN non era per questo il paradiso in terra. Il mio amico ne fu molto colpito e iniziò a pensare come poter conciliare le due sfere... proprio come Sturzo. (di Claudio Ferretti)

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